[vc_row][vc_column][vc_column_text]
Bergamo svuotata e le sue fabbriche deserte, un momento difficile che supereremo insieme.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_images_carousel images=”16429,16232,16239,16308″ img_size=”large” onclick=”link_no”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Si prospetta un futuro tutt’altro che semplice per le PMI italiane. L’emergenza COVID19 la conseguente serrata totale o quasi si innesta su una situazione già difficile che si trascina ormai da tempo, complicanze tutte nostrane come l’italica burocrazia e la tipica disunità tra mondo istituzionale, produttivo e associazionistico non migliorano le cose. L’incertezza su quando e come tutto questo finirà è endemica.
Due figure chiave, Alberto Dal Poz, Presidente Federmeccanica, e il Presidente del Gruppo Meccatronici bergamaschi Giorgio Donadoni, ci offrono una prospettiva, il più a lungo termine e realistica possibile date le circostanze, sulla situazione. Dal Poz esprime vicinanza agli imprenditori dei territori bergamaschi, particolarmente colpiti nel tessuto economico, non meno che dal punto di vista sanitario.
ADP: «La vicinanza alla territoriale di Bergamo è intensa e totale. Bergamo rappresenta una colonna portante per la nostra Federazione per quanto riguarda l’Industria metalmeccanica. Alla vicinanza personale, che esprimo tramite il Presidente Donadoni, per una situazione mai affrontata prima si somma la preoccupazione per un settore che è concentrato e strategico nella vostra area.
Ho la massima fiducia che le aziende sapranno ripartire con il piede giusto appena sarà possibile, ma per il momento la massima priorità è mettere in sicurezza i lavoratori di ogni ordine e grado e chiunque transiti nelle nostre aziende, procedendo con grande senso di responsabilità».
Presidente Donadoni, quali sono gli umori all’interno del direttivo della sua associazione e quali sono le maggiori preoccupazioni che rileva tra i suoi associati?
GD: «Ringrazio il Presidente Dal Poz per la solidarietà espressa e confermo quel che ha evidenziato da ultimo. Tutti i colleghi imprenditori – uomini del fare del nostro settore, manufatturiero per eccellenza – hanno sempre avuto ben chiara l’importanza di tutelare le loro maestranze. In circostanze come le attuali poi, la salvaguardia dei lavoratori è una priorità assoluta, non si discute. Ed è, lo assicuro, una convinzione che traspare, declinata secondo le rispettive sensibilità, nelle tante conference call di questi giorni d’emergenza. Prima che imprenditori siamo uomini e donne, padri e madri di famiglia, abbiamo fratelli, sorelle, genitori in età avanzata: e radici profonde nel nostro territorio.
Per le responsabilità che assume, chi imprende deve avvertire prima e più di altri, l’incertezza del momento, l’inquietudine, l’ansia e talvolta il panico, indotto dall’oscurità del tunnel in cui ci si trova e da cui, scomodando o no Baumann, si esce con agio inversamente proporzionale alla facilità con cui si entra, ma dal quale prima o poi si dovrà pur intravedere la fine. A patto di mantenere una barra ben dritta, rispettando le disposizioni date, regolandosi alle circostanze straordinarie che tutti sperimentiamo. Ciascuno faccia, nel suo campo di pertinenza, il meglio che può: questo è ciò che si deve. Il medico curi, lo scienziato ricerchi, l’amministratore amministri, l’imprenditore imprenda.
In sinergia, ovvio. Ma è quel che facciamo da sempre, nelle nostre aziende: condividere le scelte imprenditoriali e produttive, viceversa non saremmo il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Va da sé che in questo momento tragico, (no, non drammatico come insistono tutti) ciascuno ha da affrontare e cercare di risolvere più d’una contingenza, compresa quella di sopravvivere, non solo come azienda. Ma è un motivo ancor più stringente per stare uniti. Perciò lasciano esterrefatti alcuni atteggiamenti strumentali messi in campo dalle parti sociali e certe dichiarazioni del Ministro dello sviluppo economico Patuanelli ad esempio, quando rivendica di “non aver ceduto agli industriali”.
Populismo sterile e miope, quello di contrappore eccellenza, le maestranze, ad altra eccellenza, le imprese, in distinguo pretestuosi, che così declinati, non portano da nessuna parte, riferendosi a contese in larga misura superate, lotta inutile, di fantasmi che dalla storia non imparano mai nulla. Quando invece l’umanità, nella sua versione migliore, è tale perché impara dagli errori, e non li reitera, facendoli scontare ad altri, specie i più deboli. Ripeto, ciascuno di noi ha paura, ma la salvezza, che ci sarà, coniugata ad una ripresa, non potrà essere che collettiva»
Presidente Dal Poz, conferma che vede anche lei scarsa coesione tra società civile, mondo imprenditoriale, associazionistico e istituzionale?
ADP: «Premetto che il dialogo con i sindacati per cercare di individuare le misure più efficaci a livello produttivo è positivo e aperto già da tre settimane. Su scala nazionale avevamo aperto subito un tavolo congiunto tra Federmeccanica, Assistal e i tre sindacati nazionali per confrontarci sulle principali criticità connesse a quest’emergenza. Nulla è prioritario rispetto alla salute, e questo da prima del COVID19. Con il protocollo tra Confindustria, Sindacati e Governo sono state individuate quali fossero le esigenze in termini di procedure e misure da realizzare: distanza, uso di DPI, entrate e uscite, modifica di alcune postazioni.
Voglio essere molto chiaro da questo punto di vista: le aziende che non sono state in grado di adeguarsi a queste direttive di fatto si sono poi trovate nella impossibilità di poter proseguire l’attività. Federmeccanica è lontano da qualsiasi dialettica negativa in questo senso. Non vogliamo essere considerati soggetti che portano avanti ad ogni costo la propria attività. Vogliamo che ci siano le condizioni necessarie per portarla avanti in sicurezza totale. Stabilito questo, non possiamo sottrarci alla riflessione sul dopo. Su come affrontare le richieste del mercato che sarà, poche o tante che siano».
Si è parlato di economia di guerra in questo contesto. A livello governativo, com’è la situazione delle misure di sostegno attivate da Palazzo Chigi? Si sarebbe potuto fare altro, o in tempistiche differenti?
ADP: «Siamo tuttora in attesa che si definiscano le misure di sostegno finanziario di cui ha parlato il premier Conte. Potrebbe essere una procrastinazione delle scadenze fiscali o amministrative. Abbiamo colto dei segnali positivi in termini di sostegno al reddito dei lavoratori. Ci aspettiamo che le procedure siano snelle e accessibili anche alle PMI, perché, non nascondiamolo, se anche le grandi industrie costituiscono l’ossatura del sistema economico, intorno ad esse ruota una galassia di fornitori e subfornitori di tutte le dimensioni. Auspico che le misure siano accessibili anche alle imprese individuali o con un solo dipendente.
Si parla di miliardi a disposizione per il sostegno al reddito. Iniziative private, a partire dai gruppi bancari, sono già state promosse, come la moratoria mutui e finanziamenti e il sostegno finanziario, ma dove essi non arrivano deve intervenire lo Stato, sbloccando fondi preesistenti oppure sfruttando la flessibilità concessa dalla UE per dare ossigeno e liquidità ai lavoratori, e alle aziende che non stanno fatturando ma che hanno comunque delle scadenze che solo successivamente saranno coperte dalla cassa integrazione. È possibile che nei prossimi giorni chiudano a cascata i nostri fornitori.
Pensiamo a una filiera complessa come quella dell’automotive. Se chiude un piccolo componentista, si blocca tutta la catena fino alle case automobilistiche. Questo si intende per economia di guerra. Dobbiamo fare in modo che, alla riapertura, tutti gli anelli della catena siano pronti a ripartire, altrimenti si rischia un effetto domino devastante».
Prospettive a lungo termine dunque abbastanza preoccupanti, mentre per quanto concerne la gestione del quotidiano nelle vostre aziende come vi siete mossi? Avete avuto casi di contagio?
ADP: «Una parola come imprenditore e una come Presidente nazionale: in azienda abbiamo reperito, con grandissima fatica, i DPI necessari per tutti, lavoratori e visitatori. Non abbiamo, nella mia azienda di stampaggio lamiere, situazioni di stretto contatto. Da tre settimane le riunioni si tengono a grande distanza, e abbiamo agevolato tutto lo smart working possibile. Insomma, attenzione elevatissima. Come Federmeccanica, siamo stati molto attivi rimanendo un riferimento per territori e aziende con ogni tipo di supporto».
GD: «Dal 24 febbraio abbiamo adottato tutte le necessarie misure indicate dal governo, se possibile migliorando ulteriormente, quanto a sicurezza, le norme man mano entrate in vigore. Applicandole, abbiamo tenuto conto delle sensibilità di ciascuno dei nostri addetti, lasciando totale libertà di non presentarsi in azienda a chi tra loro non se la sentiva. Abbiamo inoltre ridotto gli accessi in mensa, dilatando il periodo di servizio, scaglionando ingressi e riducendone le permanenze. Non abbiamo particolari problemi di contiguità o vicinanza, ci siamo comunque attrezzati con i DPI necessari. Se gestita con le dovute precauzioni, l’azienda può essere un luogo a promiscuità minima, più sicuro che altrove.
Più di altri contesti esterni, compreso l’ambito privato. Penso alla promiscuità della convivenza familiare che spesso si consuma in spazi ridotti, senza la possibilità di isolamento del soggetto colpito, in caso di malattia e alle code nei supermercati. Per questo abbiamo insistito nella capillare informazione sui comportamenti corretti da tenere, in ditta e fuori. Abbiamo dovuto far fronte anche a qualche caso di positività, quindi la preoccupazione c’è, e legittima.
Li abbiamo affrontati in modo deciso, attenendoci strettissimamente alle norme, guidati dalla ATS di competenza, con estrema lucidità. Oggi, con un certo ottimismo, assistiamo ad una riduzione dei contagi, frutto della profilassi applicata qualche settimana prima quando le aziende erano ancora diffusamente operative, a dimostrazione che se la profilassi richiesta viene rispettata i risultati arrivano. Tuttavia, l’impresa è pronta a fare un passo ulteriore riducendo e nella maggioranza dei casi anche a una serrata completa, a dimostrazione che siamo uomini del fare, pronti anche a rispondere al grido di dolore e incertezza della società civile, nonostante la grande preoccupazione che abbiamo per il futuro del sistema produttivo del paese e quindi della sua economia».
Possiamo auspicare la prospettiva che tutte le sigle associazionistiche e sindacali lavorino insieme per un obiettivo comune?
GD: «Credo che in questo frangente dividersi, rinfacciarsi questo e quello, strumentalizzare la situazione, polemizzare “pro domo”, sia agire da dissennati. È cattiva pratica di chi galleggia sulle altrui disgrazie. Fatta salva la reciproca dialettica, non abbiamo bisogno di questo, ora. Sia democratica, la nostra società, come, ahinoi, lo è il Covid-19. Lasciamo stare le contrapposizioni politiche, corporative, di bandiera.
Restiamo tutti quanti, in tutti i comparti della società civile: associazioni di categoria, professionali, scienziati e medici, parti sociali, società civile tutta – e noi imprenditori in particolare – più che mai solidali, compatti. E fiduciosi, nella nostra capacità di visione a lungo termine, grazie a cui il nostro territorio e la sua gente, per tempra, genio ed operosità, saprà reagire a questo maremoto (e conseguente tsunami) trasformandolo in una sfida affrontata e vinta la quale, saremo ciascuno diverso da prima, mi auguro meglio di prima».
Presidente Donadoni, lei ha detto che le aziende e le maestranze sono molto in sintonia soprattutto nei momenti di difficolta. Ci può spiegare meglio cosa intende, perché sentiamo in questi ultimi giorni alcune notizie che evidenziano tensioni tra le aziende e parti sociali.
GD: «Come diceva il Presidente Dal Poz, il clima con le sigle sindacali nazionali è positivo, di piena collaborazione con obbiettivi comuni: la salute dei lavoratori, la salvaguardia occupazionale e una preoccupazione condivisa: possibile default per molte attività, sia esse industriali, commerciali e professionali a causa di inattività lavorativa, sospensione di tutti gli investimenti e annullamento degli ordini in corso da parte della clientela, rischio di inesigibilità per molti dei crediti in essere e serie difficoltà di accedere al credito bancario.
Tornando invece al settore metalmeccanico, che rappresento sul territorio bergamasco, il feedback ricevuto dalle tante imprese metalmeccaniche evidenzia un’ottima sintonia tra l’azienda e le maestranze nella loro generalità, con aziende attente alla sicurezza del lavoratore, disponibili nell’accettare le richieste di quei collaboratori che hanno chiesto di poter essere esonerati dall’attività lavorativa in azienda per la difficile situazione che stiamo vivendo, trasparenza nelle informazioni a tutto il personale addetto.
Altresì, nella stragrande maggioranza dei casi le maestranze con grande senso di responsabilità e attaccamento all’azienda, nonostante fossero legittimamente preoccupate, smentendo non raramente anche le istanze delle stesse parti sociali, si sono dimostrate pronte ad essere presenti sul luogo di lavoro per non bloccare la produzione, rischiando di aggravare irreversibilmente una situazione già precaria e incerta.
Ora più che mai, tra l’azienda e il collaboratore si è costituito un rapporto fiduciario bilaterale, nel quale ognuno, azienda e collaboratore, si assume le giuste responsabilità nei confronti dell’altro. E proprio per questo, a mio nome e a quello di tutti gli imprenditori, esprimo la vicinanza a tutti i lavoratori che sono stati colpiti negli affetti più cari, cosi come il nostro plauso e ringraziamento rivolto a tutto il personale addetto di ogni impresa bergamasca per quanto, con sacrificio e più di qualche timore, hanno inteso dimostrare e condividendo con l’imprenditore difficili scelte organizzative, garantendo la propria presenza in azienda, in un momento di grave difficoltà per tutto il territorio.
Non sono mancate grandi dimostrazioni di generosità sia da parte degli imprenditori che dei lavoratori di tante aziende, una delle quali sono testimone personale perché vissuto con i “nostri uomini” i quali hanno raccolto (tra i 160 addetti) e donato al territorio 25.000,00 euro, somma che l’azienda ha deciso di raddoppiare. Mi sento molto fiero di rappresentare questa Metalmeccanica Bergamasca, fatta di uomini leali e del fare, tutti insieme, Lavoratori e Imprenditori, capaci, attraverso la tenacia e la dedizione al lavoro, di affrontare con grande dignità questi momenti drammatici: “perché il bravo marinaio si vede nel mare in tempesta”».
ADP: «L’appello che posso fare è sicuramente quello all’unità. Sarà necessaria consapevolezza affinché l’economia di guerra si trasformi in una richiesta unanime di sostegno finanziario alle aziende. Con l’Italia che produce nella sostanza ferma si può arrivare ad un punto in cui sarà difficile ripartire, e servirà un’iniezione di liquidità straordinaria che va richiesta unanimemente da tutte le parti in causa. Le aziende sono nostre creature, e non è facile vederle ferme. Stiamo affrontando una situazione di emergenza senza precedenti, rispettiamoci, tuteliamoci, valorizziamo il nostro vero patrimonio, le persone: torneremo più forti, e lo dico in modo particolare agli imprenditori bergamaschi».
Nota: Questa intervista è apparsa sul numero di Marzo 2020 di Bergamo Economia, a firma di Arianna Mossali. Si ringrazia la testata per aver concesso la pubblicazione su questo blog.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]